Dibattito aperto sulla filiera e sulle future prospettive di mercato in linea con le nuove normative che lasciano non poche zone grigie in tema di applicazione. Alle seconda giornata di Vapitaly, questa mattina, domenica 26 maggio, per la prima volta tutte le associazioni riunite intorno a un tavolo per confrontarsi sulle rapide evoluzioni di mercato.
Ad aprire i lavori Umberto Roccatti, presidente di Anafe Confindustria: “Uno dei temi caldi di questi mesi è l’imposta applicata in 17 Paesi su 29; in Italia è una delle più basse grazie anche al lavoro di Anafe. Siamo nella media di acquisto europeo e, volendo fare un paragone di mercato, quello più calzante potrebbe essere con la Germania che rappresenta il secondo Paese a livello di business. In Italia si sta aprendo un nuovo scenario con l’entrata in vigore della tassa sugli aromi”.
Quella di Roccatti è una delle quattro voci di categoria presenti al Convegno “La fiera della sigaretta elettronica si mette a nudo: quanto e cosa si guadagna?”. Tema centrale la nuova normativa sugli aromi e sulle etichette che, in un confronto concorde, emerge come poco definita e piena di zone grigie: una su tutte, la composizione chimica. Punto fermo della filiera l’attenzione sempre alta sui minori con controlli serrati e verifiche in modo da scongiurare la vendita dei prodotti ai non maggiorenni.
“Gli esercenti non si sono stupiti dell’introduzione della nuova legge ma si percepisce una vena di malcontento tra chi ha il negozio da anni perché questo mercato è nato libero, dalla passione dei negozianti - spiega Antonella Panuzzo, presidente di Uniecig -. Nel corso degli anni è diventato sempre più normato limitando le azioni dei rivenditori che diventano anello debole del mercato, stretti da leggi sempre più rigide. Non bisogna dimenticare che i rivenditori sono la categoria più importante perché hanno il polso su cosa si vende e in che modo. È una parte fondamentale della filiera che deve essere valorizzata. Le attuali norme, in particolare, vanno sempre più verso la comparazione con i tabacchi; il vaping è un altra cosa e nasce proprio come alternativa per chi vuole smettere di fumare. Ha successo perché l’utente entra nel nostro negozio, sperimenta e conosce senza sentirsi medicalizzato”.
Confronto serrato con Rocco Busiello di Aive, i rivenditori online che metterebbero sul mercato prodotti a prezzi vantaggiosi rispetto gli store fisici; anche per loro però altissima l’attenzione sulle proposte di legge che bloccherebbero degli acquisti sul web: “occupiamo una fetta importante di mercato del vaping, circa il 20%, anche se i negozi fisici ci additano come “diavolo” del settore, non lo siamo perché come gli altri abbiamo lottato per non equipararlo al tabacco e abbiamo investito. Ad esempio, nella mia attività ho 30 ragazzi con figli, mutui e famiglie che, qualora dovessi chiudere, finirebbero senza lavoro. Inoltre, con la chiusura dei siti autorizzati l’erario perderà, venendo meno certificazioni e imposte, circa 100 milioni di euro. Così quei circa 600 mila utilizzatori del vaping che ogni tanto comprano online potranno servirsi da siti non autorizzati aprendo la strada al commercio illecito. Bisogna fare attenzione perché il rischio è aprire le porte a quelli illegali e chiudere quelli legali. Normare non significa opprimere: sarebbe stata necessaria un’applicazione graduale. Ora invece siamo nel far west”.
Momento di incertezza chiaramente percepito anche da Luigi Martini, rappresentante dell’Associazione Nazionale Consumatori Vaporizzatori Personali (Anpvu): “Il consumatore è confuso perché non sa se può fare acquisti online, fino a quando e a chi rivolgersi. Per questo la nostra associazione si propone come agente di mediazione tra le diverse categorie e i diversi comparti di filiera in un momento in cui la normativa, sempre più stringente, sta mettendo tutti in discussione. Tante le prospettive ma sicuramente la necessità di prendere maggiori distanze da, tabacco rimane punto di riferimento comune”.
Seconda parte del tavolo tecnico di oggi aperta agli esperti di settore: tra gli avvocati anche Alberto Gava che ha fatto chiarezza sulle novità della normativa di aprile per i depositi fiscali dei produttori sottolineando che “la necessità delle normative è creare un mercato protetto. Sì, le leggi sono stringenti ma é l’unico modo per garantire tutele. Un’esigenza concreta che nell’ultimo periodo ha visto il grande impegno dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che sta sempre più alzando l’attenzione rispetto a 10 anni fa quando gli strumenti erano molto più ridotti”.
“Tre i temi che in questi mesi stanno scaldando il dibattito - spiega l’avvocato Gava -. Il primo è la questione sugli aromi che, sia a livello normativo che fiscale, sono equiparati ai liquidi da inalazione. Date da ricordare, 31 luglio e 31 ottobre come limite per lo smaltimento delle scorte per i produttori e poi per i negozianti. Il secondo grande tema è la pubblicità che alcune sentenze recentissime vietano equiparandola a quella del tabacco. Infine, terzo grande tema la chimica con la mancanza di una vera e propria lista di sostanze non ammesse”.
Alberto Fantozzi avvocato di riferimento dei negozi su strada, ha stilato un cronoprogramma con date e normative da non dimenticare: “I commercianti dovrebbero ricordare che la normativa dispone la vendita fino al 31 ottobre solo degli aromi che sono in negozio dal 30 aprile. È possibile acquistare aromi senza bollino (quindi senza le nuove indicazioni) fino al 31 luglio ma a condizione che ci sia la data certa di produzione entro il 30 aprile con relativo codice. Raccomandazione che facciamo ai commercianti è quella di verificare tutti i dati altrimenti si incorre in sanzioni. Ultime date da tenere a mente sono il 31 dicembre 2024 per l’acquisto dei liquidi non più a norma e il 31 dicembre 2025 per il loro smaltimento”.
Con tutte queste norme può capitare un errore in buona fede e incappare in una sanzione, cosa si può fare? “La normativa deve essere più certa per il cittadino e per l’operatore in modo da evitare le sanzioni che sono anche severe - risponde l’avvocato penalista Nicola Capozzoli in chiusura di convegno -. A mio avviso la necessità è quella di definire chimicamente la composizione dei prodotti in modo da comprendere chi è esposto alla sanzione.”.